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INNAMORATI A ORVIETO 2022

VASCELLARI ORVIETO PRIVILEGI

DALL'ALBA AL TRAMONTO

DENTRO LA NOTTE

FRA COLORI E ANIME INQUIETE

GUIDA EMOZIONATA ALLA CITTÀ





Intorno al centenario dell’Arte dei Vascellari, uno fra i primi esperimenti italiani di produzione ceramica organizzata. ​

Storie della tradizione ceramica orvietana, delle sue radici antiche, della grafica arditamente moderna, fra simbolismo e vita quotidiana, geniali intuizioni, gusto per sperimentazioni, rigore, mestiere e tolleranza. ​

Tale e quale all’anima profonda della città, dove trovare ancora in uso le creazioni originali di Ilario Ciaurro e Angelina Suadoni, che dell’Arte dei Vascellari sono stati forma e sostanza, sapiente innovazione e abile irriverenza, è più di un’ipotesi e una fortuna. ​


Attraversando Via del Duomo fermatevi a bottega ... è proprio lì, accanto a "e in fondo alla via un miracolo, il Duomo" ... questo è Gabriele D’Annunzio. ​

Una città dove la sera avrai, chiunque tu sia, il privilegio di attraversare la piazza protetto dalla grande chiesa che il tramonto veste d’oro. ​


Lasciatevi alle spalle il Duomo, prendete Via Maitani, fatelo d’estate all’ora di cena, incontro all’aria calda.

Siete a San Francesco, la grande chiesa della città prima del Duomo, e anche la chiesa che più mi appartiene ... ma questa è un’altra storia, ha a che fare con il nome del padre, la scuola della mamma, la fatica e la tenerezza dell'infanzia.


Dormite in centro, cercate una bella finestra più che una bella camera. ​

Svegliatevi all’alba, troverete la città rosa, quella più sincera, vuota di confusione e ricca di speranze. ​

Cercate il primo bar aperto, seguendo l’odore di crema e caffè incontrerete le anime più inquiete, quelle che nella folla del giorno, non avendo niente da vendervi, spariscono: vi sorrideranno. ​

Da San Giovenale, forse la chiesa più evocativa della città, nel quartiere medioevale, terra di confine sul tramonto delle Colonnacce.

Terra che era di popolo, di casette raccapezzate, di contadini e artigiani. ​

C'è ancora il mio laboratorio, aperto più di notte che di giorno.

Perché la ceramica è femmina, e di notte è meglio. ​

Esattamente come per le “donne in inverno” di Paolo Conte c’è più tempo e attenzione, c’è più anima. ​


C'è una storia da raccontare. La storia di un amore e delle sue conseguenze. ​

C’è un colore, il colore identitario della tradizione ceramica orvietana, un’idea segreta d’acqua fra il verde e il blu che, non avendo paura del fuoco, si fa cura, protezione e salvezza. ​

In fondo è la stessa storia, e la stessa acqua, giù, in fondo al

Pozzo di San Patrizio.












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